Ricordo i Natali passati da bambino.
Non ricordo se credessi a Babbo Natale. Quello che so, però, è che i regali erano nell'armado dei miei genitori.
Non sapevo come ci fossero entrati, ma sapevo che da lì uscivano sempre per decorare l'albero di Natale e la credenza che era in salotto a fianco dell'albero.
Ricordo che una volta, prima di mezzanotte - forse - mi svegliai e andai in salotto: accesi la luce ma non trovai nulla... Tornai a letto e magicamente ore dopo i pacchi si erano materializzati. Rimase sempre un mistero come quella volta ci fossero arrivati, perché la casa era silenziosa e sembrava che tutti dormissero mentre tentavo la mia sortita prima del tempo.
A casa mia non c'era un tempo per alzarsi o un rituale da seguire. Ricordo che mi svegliavo, impaziente, correvo in salotto e iniziavo a scartare. Alle volte c'erano i biglietti sui pacchi che ne indicavano i legittimi proprietari. Più spesso invece erano i miei genitori, che mi seguivano come sentinelle appena mi buttavo giù dal letto, a indicare di chi fosse il regalo.
La maggior parte dei doni erano "attesi". Non che ci fosse la letterina a Babbo Natale, da qui la mia titubanza nell'essere certo che credessi al nonno con la barba bianca. Però esisteva la lista dei desideri orali, o il regalo "dichiarato", per così dire.
Il regalo certo era quello di mia nonna paterna. Le settimane prima di Natale mi spediva nel negozio di giocattoli sotto casa sua a scegliere quello che desideravo. Lo indicavo al negoziante, che era in conbutta con mia nonna, e poi lo ritrovavo immancabilmente impacchettato sotto l'albero.
Le vere e proprie sorprese venivano invece da mio zio, il fratello di mia madre. Lui sì ci faceva il regalo che non ci aspettavamo ma che incontrava sempre i nostri gusti.
Questo è il Natale. E' la foto di me e mio fratello, vestiti allo stesso modo, che sorridiamo all'obiettivo che ci immortala in quel giorno circondati dai giochi e dalla felicità.
AB
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